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Oggi la notizia dell’ennesima influecer “magicamente incinta”, ha suscitato in me degli spunti di riflessione.

Aldilà del provare felicità o meno per una donna che personalmente non conosco, mi ha molto rammaricato il suo venire allo scoperto solo ed esclusivamente “quando ha potuto alzare lo scettro della vittoria”.

In questi ultimi anni, le battaglie per ridurre le discriminazioni di genere e di razza, hanno infuocato le piazze e le aule dei tribunali, ma quando si tratta di “non essere idonei a procreare”, tutti tacciono.

L’impossibilità di avere figli è una ferita che non si rimarginerà mai del tutto, con la quale ogni coppia e ogni singolo individuo, dovrà imparare semplicemente a convivere.

Vedere questa ragazza che, a suo dire, è rimasta magicamente incinta dopo otto anni di tentativi, nonostante i loro problemi di infertilità di coppia, mi ha suscitato una sola e semplice domanda: perchè?

Perchè ne parli solo ora? Perchè non hai mostrato al mondo il tuo essere “regina senza regno”? Perchè hai aspettato la vittoria prima di raccontare di tutte quelle battaglie in cui ne sei uscita perdente?

Il fatto che tutti ne parlino solo quando “i giochi sono conclusi”, sia in caso di esito positivo che negativo, mi induce a pensare che la società non è ancora pronta ad accettare tutti coloro che lottano per la propria famiglia, la stessa famiglia che in tanti hanno la fortuna di avere “naturalmente”.

Chi lotta contro i pregiudizi dell’infertilità ha bisogno di sapere che non è solo e che quella battaglia che giornalmente combatte, è combattuta da altre persone che, come loro, vivono nell’incertezza del risultato.

Al mondo servono eroi che sopravvivono e guardano il mondo a testa alta, nonostante abbiano perso la loro personale battaglia.

Tornando all’influencer che mi ha ispirato questo articolo, io credo che se avesse veramente voluto essere d’aiuto per tutte le coppie che provano ad avere un figlio, e non ci riescono, avrebbe dovuto vivere la sua maternità con molta più discrezione.

Purtroppo, per chi ha problemi di infertilità, la gioia indiscussa nel vedere amici e parenti diventare genitori, genera anche tanta tristezza e a maggior ragione, chi dice di averla vissuta, non dovrebbe ignorarla.

Il suo atteggiamento si può riassumere così: ce l’ho fatta e lo voglio dimostrare!

Poi che cosa e a chi, ancora lo devo capire…

So che questo articolo potrebbe essere frainteso, quindi lo sottolineo: sei felice? Bene, ma non dimenticarti di quanto hai sofferto per esserlo.

E’ come se uno che stava morendo di fame, inizia a condividere quanto è contento ora può mangiare tutto ciò che vuole, dimenticandosi di quanto si stia male a non mangiare e di quanto sta male chi non mangia.

Gratitudine e strafottenza sono due concetti molto diversi.

Voi, cosa ne pensate?

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